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Le braci di Sandor Marai


C’è troppa tensione nel cuore degli uomini, troppa animosità, troppa sete di vendetta. Guardiamo in fondo ai nostri cuori: che cosa vi troviamo? Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.


Le braci é il romanzo più noto di Sàndor Marai, scrittore ungherese naturalizzato statunitense dopo il forzato esilio durante il secondo conflitto mondiale.

Le braci é la storia di un'amicizia e, lo capiamo fin dalle prime pagine, di un'amicizia intensa eppur dolorosa, un'amicizia che é una ferita mai sanata da decenni per il protagonista, il ricco generale Henrik.


Quarantun anni prima - ed Henrik ha contato i giorni e atteso con la stessa costanza del Florentino Ariza di Màrquez - qualcosa é successo tra lui, l'amico d'infanzia Konrad e il misterioso personaggio il cui ritratto é stato bandito dall'illustre corridoio dei ritratti del castello. Nel corso di una lunga serata estiva, i due vecchi amici si rincontreranno e il mistero verrà sdipanato per il lettore, perché - benché Konrad affermi di conoscere già i fatti - riconosce peró di non essere comunque in possesso della verità: "I fatti non sono la verità. I fatti ne sono soltanto una parte."

Un romanzo scorrevolissimo che si beve tutto d'un fiato, dalla prosa elegante e intrisa di decadenza e fatalismo. Sì, perché le braci sono le macerie di un mondo - quello dell'impero austro-ungarico- andato in rovina, le braci sono quello che resta del fulgore passato: due vecchi alle prese con antichi rancori e sentimenti mai sopiti.


"Gli uomini contribuiscono al loro destino, a determinare certi eventi. Invocano il loro destino, lo stringono a sé e non se ne separano pur sapendo fin dall'inizio che il loro modo di agire porterà a risultati nefasti. L’uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l’uno sull'altro. Non è vero che il destino s’introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendosi da parte per invitarlo ad entrare. Non c'è infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con le parole o con i fatti, il destino infausto che deriva, secondo una ferrea legge, dalla sua indole e dal suo carattere".


Ed infine uno dei passi più densi, il centro del romanzo:


"Ma chissà che, in fondo, il significato della nostra vita e di tutte le nostre azioni non sia stato il legame che ci univa a qualcuno - il legame o la passione, chiamali come vuoi. È questa la domanda? Sì, è questa. [...] Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione? E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana? Non può essere che non si rivolga affatto a una persona precisa, ma soltanto al desiderio in sé? Questa è la domanda. Oppure, nonostante tutto, si rivolge a una persona ben definita, alla stessa, misteriosa persona che può essere indifferentemente buona o cattiva, senza che l’intensità del nostro sentimento dipenda in alcun modo dalle sue azioni e dalle sue qualità? Rispondi, se ne sei capace"

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