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Citazioni/ Le Braci di Sàndor Màrai

Di seguito qualche citazione di uno dei libri letti negli ultimi mesi e che più ho amato. Mi sono trascritta le citazioni non perché soffra di manie ossessivo-compulsive (un po' sì in realtà), ma perché il libro era una prestito bibliotecario in attesa di acquistare la mia bellissima e nuovissima copia. La breve recensione riguardo al chiacchieratissimo Le braci la trovate qui.



In questo intenso romanzo Màrai tesse le parole con pura maestria, affrontando tematiche quali la forza del destino e l'irrimediabilità del carattere, il senso dell'attesa e le conseguenze dello scorrere del tempo sulla memoria ed infine la fatalità della passione come energia distruttrice e insopprimibile che dà senso alla vita. Per chi ha velleità tragiche come la sottoscritta, Màrai è il meglio del meglio del meglio: un insuperabile speleologo dei sentimenti umani.


Si trascorre una vita intera preparandosi a qualcosa. Prima ci si sente offesi e si vuole vendetta. Poi si attende. Da molto tempo, ormai, attendeva. Non sapeva più a che punto il risentimento e la sete di vendetta si fossero trasformati in attesa. Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo. La luce e il tempo sfumano i tratti più nitidi e spiccati, che poco a poco scompaiono dalla lastra. (…) Così sbiadiscono nel corso degli anni tutti i ricordi umani. Poi un bel giorno un raggio di luce piove da qualche parte, e allora ritroviamo d’improvviso un volto.

Il castello era un mondo [...]. Esso racchiude in sé il silenzio, come un recluso che vegeti esanime sulla paglia marcescente di un sotterraneo, con la barba lunga, vestito di stracci e coperto di muffe. Racchiudeva anche la memoria, la dimora dei defunti, che si annida nei recessi più occulti, così come i funghi, le mucillagini, i pipistrelli, girati, gli insetti [...]. Le maniglie delle porte conservavano il tremito di una mano, l'emozione dell'attimo in cui essa aveva esitato a completare il suo gesto. Ogni dimora in cui le passioni abbiano investito con violenza gli uomini si riempie di questa sostanza caliginosa.

Vissero insieme sin dal primo istante, come gemelli nell'utero materno. Non ebbero bisogno di stringere patti di amicizia come fanno di solito i ragazzi della loro età, che indulgono con passionalità enfatica a rituali ridicoli e solenni, nella forme inconsapevole e grottesca in cui desiderio si manifesta tra gli uomini quando decide per la prima volta di strappare il corpo e l'anima di un'altra persona al resto del mondo per possederla in maniera esclusiva. Il senso dell'amore e l'amicizia è tutto qui. Loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.

Nel loro rapporto, pieno di tenerezza, serietà e dedizione, vi era qualcosa di fatale, di così luminoso da scoraggiare qualsiasi sarcasmo. Le relazioni di questo genere suscitano un senso d'invidia in tutte le comunità umane. Non c'è nulla che gli uomini desiderino con tanto ardore come un'amicizia disinteressata. Ma è un desiderio senza speranza. Al collegio, i ragazzi si rifugiavano nell'orgoglio delle loro origini o negli studi, in dissolutezze precoci, in prodezze fisiche o in amori prematuri, sconclusionati e tristi. In questa confusione umana, l'amicizia di Henrik e Konrad irradiava una luce mansueta simile a quella di certe cerimonie votive medioevali. Non c'è nulla di più raro, tra i giovani, di un sentimento disinteressato che non chieda soccorso ne esiga sacrifici in cambio. La gioventù si aspetta sempre un sacrificio da coloro nei quali ha riposto le proprie speranze. I due ragazzi si rendevano conto di trovarsi in una condizione ineffabile, meravigliosa, una sorta di stato di grazia.

Non c'è nulla di più delicato di una relazione come questa. Tutto ciò che la vita darà più tardi, sentimenti teneri o desideri brutali, passioni impetuose e vincoli fatali sarà più rozzo e più disumano.

Sappiamo sempre qual è la verità, quella verità diversa che viene occultata dai ruoli, dalle maschere, dalle circostanze della vita.

Qual era il significato di questo potere? In ogni rapporto di potere esiste sempre un lieve, quasi impercettibile disprezzo nei confronti di colui che dominiamo. Siamo in grado di dominare interamente l'altro solo se giungiamo a conoscere, a capire e a disprezzare con molto tatto chi è costretto a piegarsi a noi.

Il tempo passava, la vita intorno a me cambiava, calava una sorta di crepuscolo. I libri e i ricordi si accumulavano, si infittivano sempre di più. E ogni libro conteneva un pizzico di verità, e ogni ricordo mi insegnava che è vano cercare di scoprire la vera natura dei rapporti umani, perché la conoscenza non ci aiuterà a diventare più saggi.

Il mondo non significa niente. I fatti importanti non si dimenticano mai. Di questo mi sono reso conto solo più tardi, a mano a mano che mi avvicinavo alla vecchiaia. Ma i fatti marginali non esistono, li rimuoviamo come i sogni.

Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: Chi sei?... Cosa volevi veramente?... Cosa sapevi veramente?... A chi e a che cosa sei stato fedele è infedele?... Nei confronti di chi di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile? Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita.

La notte indugia ancora nel profondo della foresta: la notte e tutto ciò che questa parola significa, con la consapevolezza della preda, dell'amore, del vagabondaggio, della gioia di vivere fine a se stessa e della lotta per la sopravvivenza. Questo è l’istante in cui non solo nel folto del bosco, ma anche nell'oscurità dei cuori umani accade qualcosa. Perché anche il cuore umano ha la sua notte, piena di emozioni non meno selvagge dell'istinto di caccia che attanaglia il cuore del cervo maschio o del lupo. Le passioni legate al sogno, al desiderio, alla vanità, all'egoismo, alla furia erotica del maschio, alla gelosia, alla vendetta, si annidano nella notte dell'uomo come il puma, l'avvoltoio e lo sciacallo del deserto della notte orientale. E nel cuore dell'uomo esistono istanti in cui non è più notte e non è ancora mattino, quando le belve escono strisciando i nascondigli tenebrosi dell'anima, quando il nostro cuore è agitato da una passione che si trasforma in movimento della mano, una passione che abbiamo educato e addomesticato invano per anni, talvolta per un tempo infinito... E non è servito a nulla, invano abbiamo cercato di negare disperatamente, di fronte a noi stessi, il vero significato di quella passione; essa si è dimostrata più forte dei nostri propositi, si è mantenuta integra e compatta.

Ogni vera passione è senza speranza, altrimenti non sarebbe una passione ma un semplice patto, un accordo ragionevole, uno scambio di banali interessi.

Tra noi due, tu sei sempre stato il più colto, il più diligente, il più virtuoso, il più dotato in ogni campo, poiché possedevi anche un talento che tenevi segreto, quello della musica. Tu eri della razza di Chopin, eri cioè un essere pieno di riserbo e di orgoglio. Ma in fondo all'animo nascondevi un impulso spasmodico: il desiderio di essere diverso da quello che eri. È il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l’unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci a essere ciò che siamo ai nostri occhi e a quelli del mondo. Dobbiamo accontentarci di essere fatti in un certo modo e sapere che, una volta accettata questa realtà, la vita non ci loderà per la nostra saggezza, nessuno ci conferirà una medaglia al merito solo perché ci siamo rassegnati a essere vanitosi ed egoisti, o calvi e panciuti – no, in cambio di questa presa di coscienza non otterremo né premi né lodi. Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di fondo, con tutti i suoi difetti, il suo egoismo e la sua cupidigia, che non saranno corretti né dall'esperienza né dalla buona volontà. Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il tradimento e l’infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un’altra persona.

Quando il destino, sotto qualsiasi forma, si rivolge direttamente alla nostra individualità, quasi chiamandoci per nome, in fondo all’angoscia e alla paura esiste sempre una specie di attrazione, perché l’uomo non vuole soltanto vivere, vuole anche conoscere fino in fondo e accettare il proprio destino, a costo di esporsi al pericolo e alla distruzione.

E sento confusamente che quel giorno le cose hanno cominciato finalmente a parlarmi. In questi casi bisogna ascoltare con molta attenzione, mi dico. Perché in giorni come questi il particolare linguaggio simbolico della vita si rivolge a noi in mille modi, tutto diventa avvertimento, tutto, purché si riesca a comprenderlo, diventa segno e immagine. Un bel giorno le cose giungono a maturazione e danno una risposta alle nostre domande.

Si sacrifica volentieri agli dei una parte di felicità, perché essi sono invidiosi, e se regalano a un comune mortale un anno di felicità, si può essere certi che prenderanno immediatamente nota di quel debito per poi esigerne la restituzione alla fine della vita, praticando tassi da usurai.

«Cosa si può domandare con le parole? E quanto vale la risposta che una persona affida alle parole, invece di esprimerla con la realtà della sua vita?… Vale ben poco. […] Sono estremamente rare le persone le cui parole coincidono alla perfezione con la realtà della loro vita. Forse è il fenomeno più raro che esista al mondo. (…) non intendo dire che il mondo sia fatto di bugiardi. Penso però che è inutile accumulare esperienze, conoscere la verità, perché non siamo in grado di cambiare la nostra natura di fondo. Forse il massimo che possiamo fare nella vita è adattare alla realtà del mondo, con intelligenza e cautela, la realtà immutabile della nostra natura. Di più non possiamo fare. E neanche questo ci renderà più saggi o più resistenti…[…] qualsiasi cosa io ti chieda e qualsiasi cosa tu mi risponda non servirà a cambiare i fatti.

Possiamo comprendere l’essenziale solo partendo dai particolari, questa è l’esperienza che ho tratto sia dai libri che dalla vita. Bisogna conoscere tutti i particolari, perché non possiamo sapere quale sarà importante in seguito, quali parole metteranno in luce qualcosa. Bisogna raccontare con ordine.

Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza, la perdita della stima di sé. Quando si viene colpiti da una o più persone nella stima di sé, che costituisce la nostra dignità di uomini, la ferita è talmente profonda che neanche la morte può porre fine a questo tormento. E’ una questione di vanità, mi dirai. Di vanità, si…e tuttavia la stima di sé è il contenuto più profondo della vita umana. Ecco perché quelli che temono di perderla accettano qualsiasi soluzione, anche la più vigliacca – guardati intorno e vedrai che la vita degli uomini è piena di mezze soluzioni come queste: l’uno si staccherà dall'essere che ama, l’altro rimarrà sul posto e si chiuderà nel silenzio, nella perenne attesa di una risposta.

Il fatto è che noi amiamo sempre i diversi da noi, e continuiamo a cercarli in tutte le circostanze. Ed è questo uno dei misteri della nostra vita. Quando due esseri uguali si incontrano, la si considera una fortuna, un dono della sorte. Ma gli incontri di questo genere sono disgraziatamente rari, come se la natura facesse di tutto, usando la forza e l’astuzia, per impedire che si formi una tale armonia – forse perché ha bisogno, per ricreare il mondo e rinnovare la vita, della tensione che si sviluppa tra individui che, pur vivendo secondo ritmi e tendenze discrepanti, si rincorrono eternamente. Una sorta di corrente elettrica alternata...ovunque si volga lo sguardo, si vede questo scambio continuo tra il polo negativo e il polo positivo. Quanta disperazione, quante speranze inutili si celano dietro questa alternanza!

Nella vita di alcune persone esistono certi fattori ricorrenti e fatali.

E anche se ottenessimo tutto dalla vita, se trionfassimo di tutte le difficoltà, l’unica cosa che non potremmo mai fare è cambiare i gusti, le inclinazioni, i ritmi di vita di una persona, annullare la diversità che caratterizza la persona che conta, quella a cui ci si sente legati.

Gli uomini contribuiscono al loro destino, a determinare certi eventi. Invocano il loro destino, lo stringono a sé e non se ne separano pur sapendo fin dall'inizio che il loro modo di agire porterà a risultati nefasti. L’uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l’uno sull'altro. Non è vero che il destino s’introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendosi da parte per invitarlo ad entrare. Non c'è infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con le parole o con i fatti, il destino infausto che deriva, secondo una ferrea legge, dalla sua indole e dal suo carattere.

Solo più tardi, dopo molte ore trascorse in solitudine, mi renderò conto che tutto ruota sempre intorno a questo. I rapporti tra l'uomo e la donna, l'amicizia, le relazioni mondane dipendono da questo, dalla diversità che divide il genere umano in due parti. A volte sono portato a credere che le differenze tra le classi sociali, le divergenze ideologiche, i conflitti di potere, insomma tutti i contrasti che dividono l'umanità dipendano da questa diversità. E come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possano donare il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un'anima può soccorrerne un'altra solo se non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale.

Gli uomini non sanno nulla di se stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti. Se impari a riconoscere le menzogne degli uomini, noterai che essi dicono sempre cose diverse da ciò che pensano e vogliono davvero.

Ma chissà che, in fondo, il significato della nostra vita e di tutte le nostre azioni non sia stato il legame che ci univa a qualcuno -- il legame o la passione, chiamali come vuoi. È questa la domanda? Sì, è questa. [...] Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione? E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana? Non può essere che non si rivolga affatto a una persona precisa, ma soltanto al desiderio in sé? Questa è la domanda. Oppure, nonostante tutto, si rivolge a una persona ben definita, alla stessa, misteriosa persona che può essere indifferentemente buona o cattiva, senza che l’intensità del nostro sentimento dipenda in alcun modo dalle sue azioni e dalle sue qualità? Rispondi, se ne sei capace.

C’è troppa tensione nel cuore degli uomini, troppa animosità, troppa sete di vendetta. Guardiamo in fondo ai nostri cuori: che cosa vi troviamo? Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.
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