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La ragazza di Bube di Carlo Cassola

È cattiva la gente che non ha provato dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno.

Questo breve romanzo, pubblicato per Einaudi nel 1960 e vincitore del Premio Strega nello stesso anno, è ispirato alla biografia di Nada Giorgi, partigiana italiana.

Siamo in Val d’Elsa nel pieno della lotta civile che si è scatenata dopo la Liberazione: le vicende politiche del secondo dopoguerra – l’amnistia, il referendum del 2 giugno 1946, Togliatti e il comunismo, si intrecciano con la storia d’amore tra Mara, sedicenne di estrazione contadina, e Arturo detto Bube o “il Vendicatore”, un ex partigiano diciannovenne accusato di omicidio.



Il fil rouge che si sdipana tra le pagine è ben riconoscibile: il tema della fedeltà. Mara è fedele e leale alla propria promessa, nonostante i sacrifici e i tentativi di dissuasione, il padre di lei è fiducioso nel partito e ai compagni, nonostante questo abbia comportato la perdita del figlio Sante, Bube è fedele al proprio ruolo di partigiano vendicatore del popolo, anche se dovrà pagare i propri errori e gli errori del comunismo con la propria e altrui giovinezza. Con La ragazza di Bube, Cassola prende le distanze dai dogmatismi ideologici dell’estrema sinistra per fare un bilancio impietoso delle vittime della guerra, accusando con la stessa severità vincitori e vinti.

Da vedere anche l’omonimo film del 1963 firmato Luigi Comenicini con una splendida Claudia Cardinale nei panni della protagonista Mara.

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