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Le piccole virtù di Natalia Ginzburg

Non ci è dato di scegliere se essere felici o infelici. Ma bisogna scegliere di non essere diabolicamente infelici.


Ritorno a Natalia Ginzburg con questo libriccino sottile dal titolo evocativo edito Einaudi. Undici saggi dai temi più disparati sono accomunati dalla penna limpida e disarmante dell'autrice: dal soggiorno in Inghilterra al racconto dell’esilio politico in Abruzzo, dall’occupazione tedesca a Roma al ritratto dell’amico Pavese (forse il più bello che sia mai stato scritto sul suo conto), dalle scaramucce coniugali al processo creativo dello scrittore.


Quale fosse il segreto dell'incanto che la Ginzburg ha avuto su di me, sin da Lessico Famigliare, non avrei saputo dire prima di aver letto il saggio introduttivo di Domenico Scarpa. In questo viene citato Cesare Garboli, il quale indovina che la grande provocazione dell’autrice è stata separare l'innocenza dall'ingenuità. Quando ci immergiamo nell'universo della Ginzburg siamo rapiti emotivamente dalle atmosfere intimistiche che l’autrice sa ricreare nero su bianco, siamo persuasi da una penna comprensiva e materna che ci dà la certezza di star leggendo parole vere, non alterate o edulcorate.


Cito uno dei passaggi più alti del libro, tratto dal capitolo I rapporti umani:

"Siamo adulti per quel breve momento che un giorno ci è toccato vivere, quando abbiamo guardato come per l’ultima volta tutte le cose della terra, e abbiamo rinunciato a possederle, e abbiamo restituite alla volontà di Dio: e d’un tratto le cose della terra ci sono apparse al loro giusto posto sotto il cielo, e così anche gli esseri umani, e noi stessi sospesi a guardare dall’unico posto giusto che ci sia dato: esseri umani, cose e memorie, tutto ci è apparso al suo posto giusto sotto il cielo. In quel breve momento abbiamo trovato un equilibrio alla nostra vita oscillante: e ci sembra che potremo sempre ritrovare quel momento segreto, ricercare là le parole per il nostro mestiere, le nostre parole per il prossimo; guardare il prossimo con uno sguardo sempre giusto e libero, non lo sguardo timoroso di chi sempre si chiede, in presenza del prossimo, se sarà suo padrone o suo servo.


Noi tutta la vita non abbiamo saputo che essere padroni o servi: ma in quel nostro momento segreto, in quel momento di pieno equilibrio, abbiamo saputo che non c'è vera padronanza né vera servitù sulla terra. Così adesso, tornando a quel nostro momento segreto, cercheremo negli altri se è già toccato loro di vivere un momento identico, o se ancora ne sono lontani: è questo che importa sapere. Nella vita d'un essere umano, è il momento più alto: ed è necessario che stiamo con gli altri tenendo gli occhi al momento più alto del loro destino."




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